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Che buoni i cappellacci

Qunto sono buoni i cappellacci, c’è poco da fare, un primo piatto che conquista, io ne sono innamorato, e me li ha fatti conoscere la ragazza di cui sono innamorato. Meglio di così 🙂 Se non si è di Ferrara, o non si ha avuto la possibilità di fare un giro in città, il nome cappellacci a molti dirà poco.

Il cappellaccio è un tortellino (nella forma) molto più grande, ripieno di zucca, che si condisce con il ragù (io non amo ravioli o tortelli conditi con il pomodoro, ma qui il matrimonio è perfetto) o burro e salvia. Una pasta ripiena che ricorda i tortelli di zucca di Mantova, ma le differenze ci sono, eccome. Il tortello mantovano nel ripieno, oltre alla zucca, ha amaretti e mostarda. Un primo incontro con il palato è stuzzicante e piacevole, ma alla lunga l’elaborato ripieno stanca, fin quasi a rendersi stomachevole (infatti il connubio con il ragù non è possibile, troppo carico sarebbe il piatto). Il cappellaccio ferrarese invece vien fatto in purezza: zucca e noce moscata per dare un tocco in più che vivifica la zucca con un tocco speziato, ma rende il cappellaccio leggero, il gusto puro ed equilibrato. Non ci si stancherebbe mai di mangiare.

Questa purezza e semplicità però impongono attenzione e rigore: il ragù che condirà i nostri cappellacci non deve essere scadente, pena l’aver rovinato tutto. Ingredienti selezionati, cura nel prepararlo, evitare eccessive untuosità (ecco qui come Monia ed io prepariamo i ragù). Va da sé poi che la zucca deve essere di prima scelta, dato che tutto il gusto del piatto si concentra proprio attorno ad essa.

Penso di aver trovato un buon equilibrio nella preparazione dei miei cappellacci, da farsi in semplicità e condire con un gustoso ragù, oppure – e questa è la mia variante – olio e salvia per godere appieno della purezza dei sapori che, manco a dirlo, vengono esaltati se si condivide il piatto con chi si ama.